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I rosati nell’era del climate change: la sfida in vigneto, in cantina e sul mercato

ROSATI, LA RISCOSSA DEI VINI ITALIANI
Quando i Millennials Pink si stancheranno della Provenza, si riverseranno sui vini pugliesi”. Così Denis Pantini di WineMonitor – Nomisma commentava un’indagine sui consumi dei rosati nel mondo.
E grazie alle Donne della Vite scopriremo all’EnoliExpo come interagiscono clima, vigneto e cantina nel determinare la qualità dei rosati.

Non poteva che essere l’EnoliExpo di Bari, città capoluogo di una regione che dei rosati da decenni fa uno dei propri simboli – in particolare di quelli prodotti con vitigni autoctoni di grande carattere come Primitivo, Negroamaro e Uva di Troia, per citarne alcuni – a ospitare il convegno dal titolo “I rosati nell’era del climate change: la sfida in vigneto, in cantina e sul mercato”. Appuntamento venerdì 20, alle ore 9.30, nella sala congressi allestita nel nuovo padiglione della Fiera del Levante.

Le statistiche confermano ormai da tempo una produzione globale di vini rosati fermi che, pur con qualche oscillazione da un’annata all’altra, si aggira attorno al 10% del volume di vino prodotto nel mondo. Quattro sono i Paesi protagonisti della loro produzione – Francia e, staccati di gran lunga, Stati Uniti, Spagna e Italia – ma uno solo detiene il trono, peraltro mai insidiato, del consumo di rosati: la Francia. E l’Italia?

Quando i Millennials Pink si stancheranno della Provenza, si riverseranno sui vini pugliesi”. Così Denis Pantini di WineMonitor-Nomisma commentava un’indagine sulla produzione e i consumi dei rosati nel mondo e in Italia, presentata a Verona nell’Aprile 2019. Quella stessa indagine secondo la quale, nel lustro cominciato col 2020, l’Italia vedrà i propri consumi di rosé letteralmente esplodere.

Organizzato dall’Associazione Donne della Vite in collaborazione con Lallemand Italia, il convegno racconterà quanto la “collaborazione” tra vigneto, clima – con tutte le problematiche colturali che la sua attuale imprevedibilità determina – e cantina sia di vitale importanza per la produzione di rosati equilibrati, armonici, longevi e stabili sotto il profilo cromatico e olfattivo. Forse ancor più di quanto lo sia per altre tipologie enologiche. E lo farà attraverso la voce di illustri relatori, rappresentanti del mondo della ricerca accademica e di quella applicata ma anche di istituzioni di riferimento per il mondo vitivinicolo nazionale e internazionale, quali l’OIV, Organisation Internazionale de la Vigne et du Vin, e il CREA VE di Turi – BA.

Il tema della salvaguardia della qualità e tipicità di uve e vini a fronte del mutevole e mutato contesto climatico è d’altra parte caro all’Associazione Donne della Vite, che ha affrontato l’argomento, sia pure da angolazioni diverse, anche in eventi precedenti a quello di Bari (“La sfida del climate change in vigneto: strategie per gestire stress abiotici e irrigazione”, Castello di Brolio, Chianti, marzo 2019).

Come sempre, alla base di una gestione virtuosa della filiera produttiva stanno la conoscenza e l’aggiornamento professionale: il cambiamento climatico rende impossibile “fare come si è sempre fatto”, mentre la domanda di rosati di qualità da parte di un mercato sempre più attento ed esigente cresce. E i produttori necessitano di nuove chiavi di interpretazione dei propri terroir, per produrre rosati che siano vini di territorio, sia pure con l’ausilio e l’uso razionale di tecnica e tecnologia.

La partecipazione al convegno consente l’attribuzione dei crediti formativi professionali dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali.